Mini percorso di bioetica per formarsi e crescere in associazione UPV

In associazione, spinti dall’esigenza di approfondire e mantenersi aggiornati sulle tematiche affini alla vita, le volontarie e i volontari hanno intrapreso un breve percorso di formazione per dare uno sguardo bioetico sull’inizio della vita.

Tre serate e tre temi, grazie alla competenza di Sabina Girotto, cooperatrice pastorale diocesana esperta in bioetica che ha guidato gli incontri: in UPV abbiamo avuto l’opportunità di ricevere informazioni sulle teorie bioetiche, che di fatto influenzano il procedere della vita di ciascuno di noi, e sulla controversia nel definire uno statuto dell’embrione e del feto. Nell’ultimo incontro è intervenuto il dottor Pasquale Gallo (Consultant Pediatric Neurosurgeon Birmingham Women’s and Children NHS Foundation Trust) che ha spiegato, anche dando testimonianza della sua attività di ricerca, delle tecniche di fecondazione assistita e come, a raffronto, quelle naturali a minor impatto (economico, sociale, sulla salute e per la donna) ottengano risultati equiparabili alle prime, eppure non sono oggetto di così ampio sostegno politico.

Partendo dal significato di bioetica intesa come fornire il perché del comportamento umano rispetto alla vita, si individuano varie teorie che tentando di dare una definizione dell’essere umano e del suo inizio, la qualifica di persona e le conseguenti derivazioni su principi, diritti e norme.

Dall’utilitarismo teorizzato da Peter Singer per cui a definire il bene conta la quantità di utilità collettiva. Le tesi “ scandalo” di Singer sostengono che uccidere non è sempre sbagliato e che non tutte le vite hanno lo stesso valore, questo perché egli rifiuta di attribuire un valore assoluto alla vita, il che non significa che la vita non abbia un valore elevato o che non sia grave uccidere, ma significa che nel caso fossimo costretti ad uccidere qualcuno non dovremmo guardare alla razza, al sesso o alla specie ma solo alla volontà e al desiderio o meno di continuare a vivere del soggetto in questione e della qualità della vita che questi condurrebbe. E si arriva a chiedersi: per un utilitarista le preferenze degli animali sono da tenere in considerazione o meno rispetto a quelle degli esseri umani? La risposta di Singer, come quella del fondatore dell'utilitarismo classico Bentham, è affermativa, la valutazione sulla liceità etica delle azioni umane nei confronti degli animali si elabora non confrontando le loro intelligenze ma le loro capacità di soffrire.

Passando alle teorie liberali, Engerhardt ritiene che, preso atto dell'insostenibilità al giorno d'oggi di un'etica universale, valida per tutti, possa sussistere un'unica autorità morale "laica", basata sul "consenso" libero e consapevole, cioè sull'"accordo" delle persone coinvolte e teorizza il principio dell'autonomia e del permesso", ovvero un'etica del "rispetto" e della "non interferenza" nelle vite altrui. Quindi non conta tanto l’essere umano, piuttosto l’essere persona. Chi assume la qualità di persona? colui o colei capace di autocoscienza, razionalità, di un minimo senso morale di libertà, quindi non di certo l’embrione, i grandi anziani, gli ammalati gravi, i disabili… le categorie sociali più deboli.

Ultimo approfondimento di questa carrellata riguarda le teorie personalistiche cioè quelle correnti di pensiero incentrate sull'esistenza di persone libere e creatrici. La centralità della persona come valore assoluto è alla base del personalismo.

In particolare afferma Jerome Lejeune, genetista e pediatra, scopritore della causa della sindrome di Down, sostenitore della via fin dal suo concepimento: “la prima cellula umana e i suoi 46 cromosomi contengono già tutta l’informazione necessaria e sufficiente da cui uscirà nove mesi più tardi quella bambino che avrà un nome e caratteristiche proprie”.

E il Comitato nazionale per la bioetica, nel 1996, così si esprime ufficialmente in Identità e statuto dell’embrione umano: “Essendo la razionalità un requisito di cui gode ka natura umana, il semplice possesso della natura umana implica per ogni individuo il fatto di essere persona anche se determinate caratteristiche più complesse di questa natura razionale possono manifestarsi soltanto dopo un processo evolutivo adeguato, essere più o meno impedite da circostanze accidentali e in certi casi addirittura attenuarsi o scomparire.”

Concludendo, la protagonista delle riflessioni è la vita: valore per cui in UPV ci si adopera nel servizio verso le donne in difficoltà nell’accogliere e vivere la loro gravidanza; verso i giovani per raccontare la fragilità e la bellezza dell’essere umano, per ascoltare i loro cuori così curiosi e assetati di verità; verso la società per ricordare che ogni essere umano è degno di vivere, portando l’esperienza di servizio e di ascolto delle volontarie e volontari che operano con passione in questo.


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