NELLA PROSPETTIVA CRISTIANA E ISLAMICA - 7 marzo 2023 Auditorium Bachelet di Montebelluna (TV)
“Il pensiero divino fiorirà in segreto attorniato dalla tua grazia”... con questo verso di Alda Merini che accompagnava un rametto di mimosa, si è concluso l’incontro di martedì 7 marzo dal titolo: “Femminile e materna, nella prospettiva cristiana e islamica”. L’incontro, organizzato da Uniti per la Vita e dalla parrocchia di Montebelluna, ha visto la partecipazione di Sabina Girotto, cooperatrice pastorale diocesana e di Kamel Layachi, Imam della Comunità Islamica del Veneto, in un “duetto” sul tema del femminile, colto, appunto, nelle diverse prospettive religiose e culturali, che attingono dalla Bibbia, dal Magistero dei papi, dal Corano e dalla sunna, dalle Tradizioni religiose cristiane e islamiche.
L’obiettivo della serata, alla vigilia dell’8 marzo, è stato quello di mettere al centro la donna, nelle sue inscindibili peculiarità della femminilità e della maternità, a partire da due prospettive religiose diverse. L’associazione Uniti per la Vita, infatti, incontra donne – madri - che molto spesso provengono da Paesi di cultura e religione islamica. L’essere accanto a loro chiede di “dialogare” mettendo in luce ciò che accomuna tutte le donne, nel loro essere figlie, sorelle, amiche, spose, compagne, madri… in un tempo in cui l’identità femminile è spesso indebolita, fragile, ferita da varie forme di violenza.
Sabina ha sottolineato, come al centro ci sia l’elemento unico e caratteristico che è proprio della femminilità, al di là di ogni fede e di ogni appartenenza: la maternità. Il corpo della donna è nato ed è pensato per essere “casa” per un altro individuo, in una relazione “totalizzante”. Questa è anche la vocazione di ogni donna, chiamata a “farsi casa”, dilatando il suo spazio vitale: non solo nel grembo, quindi, ma in tutta la sua vita. Capiamo quindi come l’aspetto della maternità superi i limiti del biologico, per allargarsi in molte sfaccettature che non hanno né età, né condizione sociale: il prendersi cura dell’altro, negli aspetti di fragilità e di vulnerabilità.
Il “materno”, allora, supera la connotazione di genere per definire un modello più umano di relazioni. È il più potente “modello di cura” che possiamo avere, capace di istituire un nuovo modello di umanità, che non si basa sull’eliminazione del più debole.
Kamel ha messo in luce come spesso in alcuni stati di cultura araba i diritti della donna siano calpestati e violati, ma l’Islam non lascia spazio alla discriminazione di genere.
Negli ultimi decenni movimenti femministi – composti da intellettuali, teologi e teologhe - sorti in tutto il mondo, sia nei Paesi islamici sia in Occidente, puntano a riforme soprattutto in ambito di diritto di famiglia.
Principi di uguaglianza giustizia, libertà e dignità non sono in contraddizione con la religione: è il “patriarcato”, l’interpretazione distorta dei testi coranici e l’uso strumentale e distorto della religione che porta alla sottomissione della donna.
Kamel sottolinea come gli ambiti di riforma hanno come obiettivo il riconoscimento della donna in ambito sociale come presenza attiva, la sua valorizzazione in ambito culturale, intellettuale e religioso e il suo diritto a potersi esprimere.
E conclude con un’esortazione: diamo fiducia alle donne!
di Lucia Bincoletto